Sabato 25 ad Ameno si è svolta la conferenza “Le necropoli golasecchiane di Ameno: testimonianze proto-celtiche dai diari delle scopritore, l’Ing. Giulio Decio di Lortallo” tenuta dal direttore dell’Ecomuseo Andrea Del Duca.
Le
scoperte archeologiche effettuate dall'ing. Giulio Decio e dal dott. Pietro
Barocelli a Lortallo, frazione di Ameno, a partire dal 1915 permisero di
indagare un'estesa necropoli che restituì oltre 140 tombe per lo più
appartenenti alla Cultura di Golasecca.
Con
questo nome viene individuata una cultura archeologica espressione delle genti
celtiche che vivevano tra la Lombardia Occidentale e il Piemonte Orientale. Gli
studi sulla Cultura di Golasecca sviluppatisi in maniera sempre più puntuale e
precisa negli scorsi decenni hanno consentito di riscrivere la storia del
celtismo europeo, dimostrando che la presenza celtica in Italia settentrionale
è di almeno un millennio più antica di quanto tradizionalmente si ritenesse.
Si tratta infatti di una fase, che gli archeologi datano alla prima età del ferro (IX – inizi IV sec. a.C.), che è da inserire in una più complessa storia di sviluppo demografico, linguistico e culturale che ha le sue radici alla metà del II millennio a.C. e giunge fino all'incontro con la cultura romana. L'adozione di usi e costumi latini si innestò infatti su tradizioni radicate, che emergono in vari campi della cultura, della religione e dei rituali funerari e che si riscontrano anche negli oggetti rinvenuti nelle tombe.
Con il
ruolo di Ispettore onorario alle antichità e ai monumenti l’ing. Giulio Decio
dal 1916 svolse un ruolo fondamentale nella tutela della storia e del
patrimonio culturale dell’area cusiana, di cui resta traccia nelle centinaia di
lettere, documenti e relazioni da lui scritte che costituiscono il “diario” di
uno studioso che si impegnò particolarmente anche nella pubblicazione delle
fonti documentarie relative al comune di Ameno.
Ruolo
che durò sino alla Seconda guerra mondiale, quando fu destituito urgentemente
dall’incarico per non essersi mai iscritto al partito fascista.
Nel dopoguerra, nonostante l’età avanzata e la salute malferma continuò ad aiutare gli storici e i ricercatori fornendo preziose indicazioni sui ritrovamenti archeologici sino alla morte, avvenuta il 25 settembre 1952. La conferenza, tenutasi 69 anni dopo la sua scomparsa, è stata quindi anche l’occasione per ricordare una grande figura di uomo e studioso che profuse tutte le sue doti per adempiere al “dovere della mia carica verso il mio paese” per citare le sue parole.
Nella conferenza si è, inoltre, accennato al collasso delle civiltà dell’età del bronzo mediterranee avvenuto dopo il 1200 a.C. circa, data tradizionalmente associata alla guerra di Troia cantata da Omero nell’Iliade e nell’Odissea. A questo proposito per approfondire si segnala una interessante serie di podcast realizzata da Luca Misculin su Il Post (https://www.ilpost.it/) sotto il titolo “La Fine del mondo”:
https://www.ilpost.it/2021/09/23/la-fine-del-mondo-podcast/, dove vengono ripercorse le principali ipotesi sulla “tempesta perfetta” che nel giro di pochi decenni sconvolse le civiltà altamente globalizzate sorte attorno al Mediterraneo nel II millennio a.C. Crisi climatiche, migrazioni, invasioni, rivolte interne, epidemie e probabilmente altri fenomeni, portarono al collasso di un sistema che, dalla Pianura Padana all’Egitto e dalla Sardegna al Medio Oriente aveva raggiunto alti gradi di cultura e conoscenza.
Commenti
Posta un commento
Tutti i commenti sono ben accetti, purché nel rispetto delle persone e degli altri utenti.