Carlin Petrini sugli ecomusei



"Gli Ecomusei sono un baluardo di cui si parla poco in un Paese che sembra franare: meritano sostegno perchè sono un modo di avere cura dell'Italia, nonchè una via concreta al turismo sostenibile." (Petrini, Repubblica - 24/11/2010)

Carlin Petrini, fondatore del movimento internazionale Slow Food e ideatore di Terra Madre, il salone dedicato allo sviluppo sostenibile e ai contadini del mondo, si fa portavoce dell’importanza degli Ecomusei in un articolo su Repubblica del 24 Novembre 2010.

Non esistono soltanto musei che si possono visitare entrando in un edificio, ma ci sono anche gli Ecomusei. La loro è una storia iniziata negli anni Settanta in Francia, ma che ha trovato terreno fertilissimo in Italia in anni più recenti, con la loro istituzione mediante leggi regionali. Si tratta di musei aperti, viventi, che al contenitore classico (l’edificio) sostituiscono un intero territorio, alla collezione esposta il patrimonio materiale e immateriale della comunità, mentre il pubblico che ne fruisce è in primis la poolazione stessa e poi chi ha piacere di visitare quelle zone. 
L’ecomuseo è quindi un concetto, complesso, che si può tradurre in miriadi di attività diverse in grado di acquistare ancora più valore se messe in rete. Ci sono ecomusei dedicati al paesaggio, ad antichi mestieri o a produzioni locali storiche, alla memoria, a minoranze culturali o a interi ecosistemi plasmati da secoli di attività agricola. La lista è infinita e spesso diverse cose si combinano tra loro. Essi rappresentano un territorio e la sua specificità, ma alla staticità dell’esposizione museale classica sostituiscono la vitalità di un progresso continuo, espressione della comunità, di ciò che è stato e ciò che potrà essere un luogo. Da qualche anno si è arrivati a una definizione condivisa: “Un patto con il quale la comunità si prende cura di un territorio“. 
Cura: una parola fondamentale per chi vuole esprimere amore per  qualcosa, e che viene troppo spesso ignorata da chi dovrebbe tutelare il nostro patrimonio ambientale e culturale. Un ecomuseo è un orizzonte spazio-temporale in cui ritrovare i ritmi del passato, i quali si ricombinano in pratiche che dialogano con il presente. Uno spazio in cui si può individuare nella tradizione un percorso comune per ricostruire un futuro di umanità. E’ un nuovo modello di sostenibilità, che protegge e patrimonializza tanto la biodiversità quanto la nostra etnodiversità. 
La rete in Italia è partita dal ’95 dal Piemonte, che fa oggi da capofila. In tempi di crisi questi progetti sono tra i primi a soffrire della scarsità di risorse pubbliche, ma ormai sono una realtà importante nel Paese e siccome i progetti sono affidati alle comunità stesse, a tanti volontari, siamo sicuri che continueranno a sopravvivere e a proliferare. 
Gli ecomusei sono un modo esemplare di vivere slow la propria terra; messi tutti insieme sono un catalogo della ricchezza del nostro paese e una risorsa turistica non indifferente. 
Oltre alla varietà di esperienze del Piemonte, che vanta il sedici per cento del territorio regionale sotto forma di ecomuseo, vorrei citare su tutti l’ecomuseo del Casentino in provincia di Arezzo. Esso permette di leggere nella sua completezza e ricchezza una zona un po’ fuori dalle rotte turistiche più battute, e dimostra come l’ecomuseo sia un ottimo strumento per valorizzare zone ritenute marginali. Raccoglie, nel contesto dei comuni della Comunità Montana Casentina, diversi sistemi che fanno capo ad altrettanti centro documentali o laboratori: il sistema dei castelli, i sistemi del bosco e dell’acqua, quello agro-pastorale ma anche quelli manifatturiero ed archeologico. C’è una “banca della memoria” a testimonianza di quanto le esperienze passate siano importanti e cruciali per il nostro sguardo rivolto in avanti, ma è bellissimo come si sviluppi attraverso i temi portanti degli insediamenti in questa regione, curando tanto le attività dell’uomo, quanto la natura circostante e le continue interazioni tra di loro. Gli ecomusei sono un baluardo di cui si parla poco in un Paese che oggi sembra  franare: meritano sostegno perchè sono un modo di avere cura dell’Italia, nonché una via concreta al turismo sostenibile.

(Carlin Petrini, La Repubblica, 24/11/2010)

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