Anche l'Università del Piemonte Orientale (UPO) firma il Contratto di Lago del Cusio
L’UPO nella figura del Rettore, Giancarlo Avanzi, è entrata a far parte dei firmatari del Contratto di Lago. Si rafforza così un’importante sinergia tra il territorio e i centri d’eccellenza per la ricerca e la formazione.
Università ed Ecomuseo perseguono, infatti, obiettivi in comune: tutela dell’ambiente, valorizzazione della comunità e delle risorse locali, incentivo allo sviluppo sostenibile, difesa del patrimonio culturale e sociale.
Gli scopi del Contratto di Lago, condivisi da Ecomuseo e Università, affrontano tematiche dirimenti nel panorama ambientale e sociale attuale.:
- Riduzione dell’inquinamento: prevenzione e contrasto degli sversamenti, pulizia rifiuti e riduzione fonti di inquinamento, raggiungimento certificazioni ambientali, mappatura digitale progressiva delle reti fognarie;
- Riqualificazione condivisa del territorio: messa in rete degli interventi di valorizzazione già avviati, coordinamento delle azioni di ripulitura manutentiva periodica tramite interventi volontari, scambio e condivisione di informazioni tra enti locali, sviluppo del turismo culturale e sportivo sostenibile;
- Ecosistema lago: studio dell’ecosistema, delle componenti biotiche e abiotiche, definizione di progetti di monitoraggio e valutazione degli impatti;
- Educazione alla sostenibilità ambientale: formazione, sensibilizzazione e coinvolgimento della popolazione, nelle sue diverse componenti e fasce d’età.
Funzionale all’accordo, sotto il profilo della ricerca, sarà l’attività che verrà sviluppata con taglio multidisciplinare dal nuovo Dipartimento dell'Università per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica (DiSSTE).
«In particolare – ha sottolineato il Rettore Avanzi – i due nuovi corsi di laurea attivati dall’Ateneo già da quest’anno, Gestione Ambientale e Sviluppo Sostenibile e Chimica verde, prepareranno profili professionali utili ai territori su cui si concretizzerà l’azione del Contratto di Lago per il Cusio».
«Siamo molo interessati – ha aggiunto l’ing. De Bernardi – all’implementazione di un sistema “snello e accessibile” di valutazione di impatto ambientale o di un sistema per calcolare l’equivalente dell’impronta di carbonio (carbon foot print), che ogni attività umana produce, ma che in alcuni casi diventa insostenibile per la natura che la subisce».
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