I promotori e i firmatari del presente appello chiedono a chi si candida a governare l’Italia impegni programmatici per il rilancio della cultura intesa come promozione della produzione creativa e della fruizione culturale, tutela e valorizzazione del patrimonio, sostegno all’istruzione, all’educazione permanente, alla ricerca scientifica, centralità della conoscenza, valorizzazione delle capacità e delle competenze.
La crisi economica e la conseguente riduzione dei finanziamenti stanno
mettendo a dura prova l’esistenza di molte istituzioni culturali, con
gravi conseguenze sui servizi resi ai cittadini, sulle condizioni di
lavoro e sul futuro di molti giovani specificamente preparati ma senza
possibilità di riconoscimento professionale. Questa situazione
congiunturale è aggravata dalla crisi di consenso che colpisce la
cultura, che una parte notevole della classe dirigente – pur dichiarando
il contrario – di fatto considera un orpello inattuale, non elemento
essenziale di una coscienza civica fondata sui valori della
partecipazione informata, dell’approfondimento, del pensiero critico.
Noi rifiutiamo l’idea che la cultura sia un costo improduttivo da
tagliare in nome di un malinteso concetto di risparmio. Al contrario,
crediamo fermamente che il futuro dell’Italia dipenda dalla centralità
accordata all’investimento culturale, da concretizzare attraverso
strategie di ampio respiro accompagnate da interventi di modernizzazione
e semplificazione burocratica. La nostra identità nazionale si fonda
indissolubilmente su un’eredità culturale unica al mondo, che non
appartiene a un passato da celebrare ma è un elemento essenziale per
vivere il presente e preparare un futuro di prosperità economica e
sociale, fondato sulla capacità di produrre nuova conoscenza e
innovazione più che sullo sfruttamento del turismo culturale.
Ripartire dalla cultura significa creare le condizioni per una reale
sussidiarietà fra stato e autonomie locali, fra settore pubblico e terzo
settore, fra investimento pubblico e intervento privato. Guardare al
futuro significa credere nel valore pubblico della cultura, nella sua
capacità di produrre senso e comprensione del presente per l’avvio di un
radicale disegno di modernizzazione del nostro Paese.
Per queste ragioni chiediamo che l’azione del Governo e del Parlamento
nella prossima legislatura, quale che sia la maggioranza decisa dagli
elettori, si orienti all’attuazione delle seguenti priorità.
- Puntare sulla centralità delle competenze
- Promuovere e riconoscere il lavoro giovanile nella cultura
- Investire sugli istituti culturali, sulla creatività e sull’innovazione
- Modernizzare la gestione dei beni culturali
- Avviare politiche fiscali a sostegno dell’attività culturale
I promotori e i firmatari del presente appello chiedono di accogliere
nei programmi elettorali queste priorità e di sottoscrivere i dieci
obiettivi seguenti, che dovranno caratterizzare il lavoro del prossimo
Parlamento e l’azione del prossimo Governo. Il nostro sostegno, durante e
dopo la campagna elettorale, dipenderà dall’adesione ad esse e dalla
loro realizzazione.
- Riportare i finanziamenti per le attività e per gli istituti culturali, per il sistema dell’educazione e della ricerca ai livelli della media comunitaria in rapporto al PIL.
- Dare vita a una strategia nazionale per la lettura che valorizzi il ruolo della produzione editoriale di qualità, della scuola, delle biblioteche, delle librerie indipendenti.
- Incrementare i processi di valutazione della qualità della ricerca e della didattica in ogni ordine scolastico, riconoscendo il merito e sanzionando l’incompetenza, l’inefficienza e le pratiche clientelari.
- Promuovere sgravi fiscali per le assunzioni di giovani laureati in ambito culturale e creare un sistema di accreditamento e di qualificazione professionale che eviti l’immissione nei ruoli di personale non in possesso di specifici requisiti di competenza. Salvaguardare la competenza scientifica nei diversi ambiti di intervento, garantendo organici adeguati allo svolgimento delle attività delle istituzioni culturali, come nei paesi europei più avanzati.
- Promuovere la creazione di istituzioni culturali permanenti anche nelle aree del paese che ne sono prive attraverso programmi strutturali di finanziamento e incentivare formule innovative per la loro gestione attraverso il sostegno all’imprenditoria giovanile.
- Realizzare la cooperazione e favorire il coordinamento funzionale fra livelli istituzionali che hanno giurisdizione sui beni culturali, riportando le attività culturali fra le funzioni fondamentali dei Comuni e inserendo fra le funzioni proprie delle Province la competenza sulle reti culturali di area vasta.
- Ripensare le funzioni del MiBAC individuando quelle realmente “nazionali”, cioè indispensabili al funzionamento del complesso sistema della produzione, della tutela e della valorizzazione dei beni culturali, per concentrare su di esse le risorse disponibili. Riorganizzare e snellire la struttura burocratica del ministero, rafforzando le funzioni di indirizzo scientifico-metodologico e gli organi di tutela e conservazione, garantendone l’efficienza, l’efficacia e una più razionale distribuzione territoriale.
- Inserire la digitalizzazione del patrimonio culturale fra gli obiettivi dell’agenda digitale italiana e promuovere la diffusione del patrimonio culturale in rete e l’accesso libero dei risultati della ricerca finanziata con risorse pubbliche.
- Potenziare l’insegnamento delle discipline artistiche e musicali nei programmi di studio della scuola primaria e secondaria e sviluppare un sistema nazionale di orchestre giovanili.
- Prevedere una fiscalità di vantaggio, compreso forme di tax credit, per l’investimento privato e per l’attività del volontariato organizzato e del settore non profit a sostegno della cultura, con norme di particolare favore per il sostegno al funzionamento ordinario degli istituti culturali. Sostenere la fruizione culturale attraverso la detraibilità delle spese per alcuni consumi (acquisto di libri, visite a musei e partecipazione a concerti, corsi di avviamento alla pratica artistica); uniformare l’aliquota IVA sui libri elettronici a quella per l’editoria libraria (4%); prevedere forme di tutela e di sostegno per le librerie indipendenti.
L'appello è lanciato da diverse organizzazioni culturali e può essere sottoscritto su www.ripartiredallacultura.it
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